c/o ex Parrocchiale Via Marconi, 1
25050 Ossimo Superiore (Bs)
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Per informazioni e prenotazioni contattare il Direttore del Museo
Gian Carlo Zerla
Tel. 0364/310344
Via Belvedere, 16
Orari di apertura:
nel periodo estivo (Luglio-agosto)
tutti i giorni dalle 16,00 alle 18,30
per il resto dell’anno su prenotazione.
Aperto al pubblico nel 1995, in un edificio storico presso la Vecchia Parrocchiale, in Via Marconi, il Museo di Ossimo è un museo della cultura materiale che raccoglie reperti, utensili da lavoro, oggetti tipici dell’arte casearia, contadina e agricola; grande importanza è data infatti alla valorizzazione degli antichi mestieri.
Nel Museo gli oggetti esposti narrano di Ossimo, Borno, Lozio e di tutta la Valle Camonica, fornendo una preziosa testimonianza etnografica.
Vari locali espositivi, che coprono un’area di oltre 500 metri quadrati di superficie, documentano diverse tematiche corrispondenti a diverse realtà esemplari, abitative e lavorative: la cucina, la camera, il portico, la filatura, la scuola, la guerra e la naia, l’arte sacra, la casera, la cantina, la falegnameria, il lavoro del fabbro, la carpenteria, il lavoro del muratore, del minatore, dell’arrotino, del calzolaio, dell’apicoltore.
Il Museo è di fattura cinquecentesca; all’interno si trovano sei architravi con date, iniziali del casato e stemmi, tra cui uno inserito nel bellissimo camino in pietra locale, posto nella sala oggi adibita a biblioteca, sala video e direzione.
La cultura agreste della gente camuna è qui rappresentata tramite rudimentali ma essenziali attrezzi: aratri, zappe, carri, benne, gerle, gioghi, filarelli, arcolai, roche, fusi, pizzi e ricami, madie, scaldaletti, paioli, mestoli, grattugie, gavette, sgorbie, compassi, trivelle, asce e pialle, tagliole, stampi per burro, frangicagliata, falci, rastrelli, vanghe, setacci, brente, spine, botti, tini e torchi: oggetti che educano alla riflessione. Alcuni semplicissimi aratri sono stati reperiti presso famiglie contadine ed esposti al Museo. Si possono vedere altri attrezzi come falci, rastrelli, forconi, museruole, zappe, vanghe, vagli e crivelli; questi ultimi servivano per la lavorazione dei cereali (frumento, orzo, segale, grano saraceno e grano turco), che sull’altopiano sono stati coltivati con maestria fino alla fine degli anni cinquanta.