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Macchina raffinatrice per pastifici.






Contropunte fisse per tornio e bussole di riduzione per la lavorazione meccanica.
La produzione di macchine speciali per pastifici dell'azienda bolognese Zamboni & Troncon in una brochure pubblicitaria degli anni Venti.
Macchine utensili, dei primi del Novecento, recuperate da un'officina meccanica di Lumezzane (Brescia).
Disegno tratto da una pubblicità di inizio Novecento dello stabilimento meccanico torinese Savant.
Le prime macchine utensili moderne furono il trapano ed il tornio. Uno sviluppo importante si ebbe con l'applicazione del vapore: il tornio a vapore di Maudslay (1800) concorse alla costruzione delle navi in ferro e delle locomotive. La fabbricazione industriale di macchine utensili si affermò a metà Ottocento negli Stati Uniti per rispondere alle esigenze dell'industria delle armi, avviando la produzione di massa in serie.  In   Italia   gli   sviluppi   furono  lenti,    anche  perché
tardarono ad imporsi i concetti   di    normalizza-
zione
e di unificazione: venivano quindi realizzate macchine legate ad esigenze specifiche.
Sin  dall'Ottocento, specie in Piemonte e Lombardia, iniziò la produzione di torni, fresatrici, trapani, da parte della  Züst  a  Intra,  Pensotti a Busto Arsizio, Franchi a Brescia.
I criteri di qualità, efficienza, unificazione furono dettati da enti sorti in Italia su modello americano (come, per esempio, l'American Standard Association) o internazionali (International Electrotecnical Association). Merita di essere ricordato l'Uni, sorto nel 1921 come Comitato per l'Unificazione dell'industria meccanica.
Sino all'introduzione del controllo numerico in Italia era nettamente prevalente la costruzione di macchine generiche semplici e poco costose, utilizzate in officine collegate ad aziende dei vari settori; più raro era il caso di macchine speciali, costruite su misura.