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musil museo dell'energia idroelettrica di Cedegolo

Luigi Galvani

Luigi Galvani nacque a Bologna nel 1737, figlio di genitori benestanti. La sua famiglia gli garantì un’istruzione di qualità nei migliori istituti del tempo, mentre la frequentazione dell’Oratorio dei Filippini gli generò una profonda spinta religiosa, aderente al Cattolicesimo Illuminato. Iscrittosi a medicina, cominciò ben presto a fare praticantato negli ospedali cittadini. Galvani era un dottore di professione, ma fu anche ricercatore e professore in vari ambiti della medicina (come anatomia, ostetricia, osteologia…). Fu questa sua spinta alla sperimentazione e alla comparazione di nuove tecnologie mediche che lo spinse a pubblicare, nel 1791, la sua opera più importante: il De viribus electricitatis in motu muscolari. Commentarius.

In ottemperanza al suo modo meticoloso e prudente di lavorare, era già da quasi 15 anni che Galvani sperimentava sull’applicazione dell’elettricità in ambito medico, seguendo la scia di Caldani e Veratti. In particolare nel trattato riportava le fasi della sua sperimentazione: utilizzando delle rane morte e scuoiate, inizialmente provocava la contrazione dei muscoli delle zampe posteriori grazie al collegamento con una macchina elettrostatica. Successivamente notava come la contrazione avvenisse anche senza la macchina, ma semplicemente collegando muscolo e nervo con un bisturi. La conclusione che ipotizzò, di tipo vitalistico, fece il giro dei laboratori d’Europa: doveva esistere un’elettricità animale, diversa da quella artificiale, che aveva origine nel cervello quando la rana ancora era viva, e che andava ad immagazzinarsi nei muscoli. Questa elettricità veniva poi scaricata a causa del collegamento operato dal bisturi, in analogia con la scarica di una bottiglia di Leida.

A quest’esperimento si interessò anche il famoso scienziato comasco Alessandro Volta, che però, dopo un iniziale entusiasmo, criticò aspramente l’ipotesi di Galvani. Volta sosteneva che l’elettricità non fosse prodotta dalla rana, ma dal bisturi, in quanto questo era composto da due metalli diversi.

Questa disputa divise gli scienziati di tutta Europa fra galvaniani e voltiani. Inizialmente, Galvani provò che la contrazione avveniva anche senza fare uso del bisturi bimetallico, mentre Volta dimostrò che l’effetto si verificava anche senza utilizzare le rane. La situazione di parità si sbilanciò quando, sul finire del ‘700, Volta ebbe un’idea a dir poco geniale: la pila. L’estrema importanza di quest’invenzione e le miriadi di applicazioni che ne scaturirono sembrarono dare ragione a Volta, e Galvani cadde temporaneamente nell’oblio.

Tuttavia l’idea dell’elettricità animale non venne dimenticata. Infatti, se dall’invenzione della pila nacquero scienze come l’elettrochimica e l’elettromagnetismo, dall’idea di Galvani nacquero l’elettrofisiologia e la biologia moderna. Questa disputa fu anche d’ispirazione per personalità al di fuori del mondo scientifico. Un esempio è Mary Shelley, che ne trasse ispirazione per il suo Frankenstein (1818). Galvani morì nella sua casa natale nel 1798, ma i suoi studi vennero portati avanti dal nipote Giovanni Aldini e giustamente valorizzati sono 50 anni dopo, quando nel 1848 vennero ripresi dal fisiologo tedesco Emil Heinrich Du Bois-Reymond.

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