Antonio Meucci, inventore del telefono.







Particolari del meccanismo grafico del pantelegrafo ideato da Giovanni Caselli nel 1860.

Un grande telefono come simbolo delle moderne comunicazioni in mostra a Roma nel 1930.

radiotelefono Telettra "Ulisse" della Sip, principale azienda telefonica italiana.

La moderna industria delle comunicazioni è nata con il telegrafo elettrico di Samuel Morse, che trovò uno sviluppo interessante nel pantelegrafo di Giovanni Caselli (1815-1882), antenato del telefax. La seconda fase fu resa possibile dall'invenzione di Meucci.
Nel 1856 il fiorentino Antonio Meucci (1808-1889), emigrato negli Stati Uniti, mise

a punto il suo "telefono elettrico". L'invenzione venne brevettata nel 1871, cinque anni prima del brevetto Bell, il solo però ad aver avuto sviluppi industriali. La trasmissione a distanza della voce si basava sulla trasformazione di una vibrazione acustica dell'aria in una corrente modulata lungo un filo.
La comunicazione richiedeva che fosse stabilito un collegamento tra coppie di utenti; un progresso importante consistette nella commutazione automatica.
I sistemi telefonici installati in Italia nel corso della prima metà del Novecento erano tutti di origine straniera, sia europea che americana, con tecnologie sviluppate dalla Siemens, Ericsson, Standard. D'altro canto le reti erano impostate su base regionale, con rigide delimitazioni di utenze e territorio. La principale società concessionaria fu la Sip, che gestiva gli impianti dell'Italia settentrionale e centro-orientale.
Al pari di altri paesi, anche in Italia lo sviluppo della telefonia fu piuttosto lento; solo con l'avvio della teleselezione la densità degli apparecchi aumentò, preparando il terreno agli sviluppi attuali, caratterizzati dal successo travolgente dei telefoni portatili senza fili.