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L'industria delle armi venne sostenuta dal fascismo che potenziò in particolare la flotta da guerra e l'aeronautica militare, quest'ultima sotto la guida di Italo Balbo ("eroe della Transvolata dell'Atlantico" nel 1931). Ma, nonostante la forte propaganda bellicista e l'accento posto sui primati italiani, l'industria bellica nazionale non si dimostrò in grado di
reggere alla prova della
seconda guerra mondiale. Dalla fine degli anni Quaranta, con la "guerra fredda" e l'inserimento dell'Italia nella Nato, si ebbe un'intensificazione delle ricerche e della produzione nei settori più avanzati, compreso quello elettronico-missilistico, mentre i numerosi conflitti locali fornirono sicuri sbocchi ad un'industria fortemente diversifica-
ta quanto ad applicazioni, ma in mano a pochi gruppi industriali: in particolare le aziende delle Partecipazioni statali dell'Iri e dell'Efim, quelle facenti capo alla Fiat, quelle controllate da gruppi stranieri. Nel settore delle armi civili – e militari leggere – una posizione di primo piano venne acquisita dalla Beretta di Gardone Val Trompia (Brescia), la più antica industria italiana oggi esistente.
La sala balistica e bersagli della Costruzioni Meccaniche Ernesto Breda nello stabilimento di Brescia nel 1940 circa.
A sinistra,
mitragliatore Beretta "Sistema Revelli" da 6,5 mm, realizzato come prototipo negli anni Trenta.

Sotto,
il magazzino armi della Breda nello stabilimento di Brescia negli anni Quaranta.
Dall'alto:

Autoblindo Fiat-Ansaldo modello AB41 realizzato nell'anno 1941;

sistema contraereo italiano "Otomatic" su carro armato.
Veicolo teleguidato "Meteor" della Società Alenia, realizzato nei cantieri friulani di Ronchi dei Legionari.

Elicottero d'attacco "A-129 Mangusta" prodotto dalla società Agusta (Finmeccanica).