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Contatori del gas in uso nelle città italiane nella seconda metà dell'Ottocento
Veduta frontale di forno a cinque "storte" per la distillazione del gas dal carbone, metà dell'Ottocento.
Tavola realizzata da Giovanni Aldini documentante le sperimentazioni con apparecchi a gas compiute fra il 1817 ed il 1820.
Sullo sfondo,
becco a gas a fiamma bianca in un lampione di inizio Ottocento.
L'introduzione della illuminazione e del riscaldamento a gas, a partire dagli inizi dell'Ottocento, ebbe conseguenze notevolissime sulla vita sociale e mutò radicalmente molte abitudini quotidiane della gente: cambiavano la vita privata, il lavoro, i divertimenti, si accentuava il distacco città-campagna.
Il sistema di produzione del gas illuminante venne messo a punto da Samuel Clegg, attraverso la distillazione del litantrace. Sotto l'azione del calore il fossile si trasformava in carbone spugnoso, detto coke, liberando nel contempo una miscela di gas che, opportunamente depurata, poteva essere utilizzata per l'illuminazione. Il catrame, ottenuto dai residui della lavorazione, servì di base alla nascente industria chimica (benzene, anilina). Successivamente il gas verrà utilizzato anche per gli usi domestici della cucina e del riscaldamento. Il gas fu anche alla base della prima rete propriamente industriale dei servizi pubblici. Attraverso la realizzazione di grandi gasometri e la costruzione di reti sotterranee le città e numerose industrie utilizzeranno il gas da distillazione almeno sino al secondo dopoguerra, quando prenderà piede l'uso del gas naturale metano.